Considerazioni teorico-pratiche sul concetto di visione del mondo

Autore: Prof. Lodovico E. Berra *

Abstract

Nel lavoro viene esaminato il concetto di Visione del Mondo da un punto di vista teorico e pratico in relazione al suo possibile impiego all’interno del lavoro di counseling e psicoterapia. Esso viene posto in connessione alla nozione psicologica di Personalità, analizzandone differenze e analogie. Infine viene utilizzato il concetto di visione del mondo per la interpretazione e comprensione del pensiero delirante.


Parole Chiave: Visione del mondo – A priori esistenziale – Personalità - Delirio

Il concetto di Visione del Mondo

L’analisi di un problema esistenziale, ai fini di una sua piena comprensione, richiede che esso sia inserito all’interno di ciò che chiamiamo “Visione del Mondo”. Il termine è vasto e complesso e può essere inteso come quella serie di valori, principi, punti di riferimento, leggi, regole, scopi, obiettivi, atteggiamenti verso la vita, che contribuiscono a dare una forma alla nostra esistenza.
La nostra esistenza si configura gradualmente nel tempo, dalla nascita e nel corso di tutta la vita, e risente di fattori educativi, sociali, culturali, esperienziali che, interagendo con la nostra mente, danno vita ad una più o meno malleabile visione di mondo.
Ogni problema è inserito in una rete di significati, rapporti, elementi mnemonici che ne influenzano inevitabilmente la forma e le caratteristiche. Senza la comprensione del senso di un problema per il Mondo di quel determinato cliente è difficile comprendere pienamente cosa possa essere opportuno fare e su cosa possa essere opportuno agire.
Ran Lahav descrive la visione del mondo come «uno tra i diversi modi di organizzare, analizzare, categorizzare, notare regolarità, trarre conseguenze, dare un senso e in generale attribuire significati agli eventi della vita» (Lahav, 2004, p. 16).

Una visione del mondo è uno schema astratto, un sistema di coordinate, che consente l’interpretazione, l’organizzazione e l’attribuzione di senso dell'individuo nei confronti di se stesso e dei propri atteggiamenti verso il mondo.
La visione del mondo è quindi la visione generale che una persona ha del mondo, di se stessa e del proprio ruolo e compito nel corso dell’esistenza.

Visione del mondo naturale ed acquisita

Una questione fondamentale è poi riflettere se la visione del mondo sia qualcosa di innato oppure si costruisca e strutturi nel tempo.

Jaspers parla di “struttura trascendentale a priori” e di “vuoto e nudo reticolato”come elementi precostituiti che rappresentano quindi condizioni per fare esperienza, non dipendenti perciò dall’esperienza stessa. La struttura a priori, che potremmo anche intendere come la particolare condizione neurologica che ci consente di configurare un mondo, ci impone sempre una certa e determinata forma del mondo. Ogni atto conoscitivo è subordinato a determinate regole funzionali che ne condizionano gli esiti. La conseguenza è che il nostro campo di accesso al mondo, e la sua comprensione, rimangono sempre in qualche modo limitati, perché dipendenti da leggi che ne condizionano la forma. Se il nostro cervello funzionasse secondo altre leggi probabilmente avremmo una differente configurazione del nostro mondo, con conseguenze diverse e quindi differenti processi conoscitivi. Inoltre, come vedremo più avanti, vi è in noi una tale esigenza di rispettare questa serie di regole e forme che può, in alcune situazioni psicopatologiche, venire ad imporre una costruzione del mondo svincolata da evidenze esterne e dominata da questa prevalenza psichica interna.

Karl Jaspers

Jaspers definisce la visione del mondo «qualcosa di totale e universale a un tempo […] che non si esaurisce in un sapere, e importa anche una valutazione, una plasmazione di vita, un destino, una viva e intima sperimentazione di un ordinamento gerarchico dei valori […] le visioni del mondo sono idee, manifestazioni supreme ed espressioni totali dell’uomo, sia dal punto di vista del soggetto, in quanto esperienze, forze, sentire, sia dal punto di vista dell’oggetto, in quanto mondi che sono stati plasmati in forma oggettiva e concreta»(Jaspers, 1950, pag. 11).

Jaspers individua, dietro alle singole esistenze, una struttura trascendentale definita un “vuoto e nudo reticolato” che l’individuo riempie di significato, determinando in questo modo la sua esistenza.
La visione del mondo rappresenta il modo in cui il singolo individuo struttura e dà significato alla propria vita.

Tale reticolato può essere vicino al concetto di progetto esistenziale, se lo intendiamo come una progettualità a priori, una propensione intrinseca che deve essere assecondata e riempita, e in cui l’uomo viene gettato, trovandosi in esso immerso fin dalla nascita.
La psicologia delle visioni del mondo è per Jaspers un tentativo di misurazione dei limiti della nostra vita psichica, nella misura in cui questa è accessibile al nostro intelletto. Ci possiamo procurare una visione solo immergendoci in ogni situazione, in ogni piega dell’esistenza effettiva, vivendo in ogni elemento dell’esistenza.
Egli distingue una visione del mondo “sostanziale”, il centro del momento, e “forme degenerate”, che si stratificano intorno a quella sostanza. “Sostanza” è considerabile un concetto limite, è l’unitario in contrapposizione al molteplice, il tutto rispetto a ciò che è scisso in antitesi.

Dalla Visione del Mondo nascono le Immagini del Mondo, intese come ciò che si mostra in forma oggettiva concreta di fronte all’ uomo. Le immagini del mondo non sono sfere esistenziali (come gli atteggiamenti e i tipi spirituali) né qualcosa di psichico, ma sono condizioni e conseguenze dell’esistenza psichica. Immagine del mondo è quindi l’ insieme dei contenuti oggettivi propri di un uomo. L’ uomo è come il centro di un cerchio che lo avvolge e l’ immagine del mondo è l’ involucro in cui la vita psichica è imprigionata.

Le immagini del mondo sono soggettive in quanto forze e creazioni dell’ uomo, ma sono anche oggettive in quanto con ognuno di questi atti l’ uomo si sviluppa nel mondo dell’ universale.
È importante quindi distinguere tra Visione e Immagini del mondo, poiché le seconde sono conseguenza della prima, e sono in realtà ciò che appare ad una prima indagine nella ricostruzione del Mondo del cliente. Il lavoro di analisi deve quindi essere indirizzato alla visione, che è poi in pratica il processo di interpretazione del mondo circostante, piuttosto che alle immagini, conseguenza ed elemento statico nella costruzione del mondo del singolo individuo.

La visione del mondo è perciò l’elemento centrale della vita psichica, ciò che da forma all’esistenza, articolato secondo le esigenze fondamentali della persona umana. Quale che sia la visione del mondo che un uomo tenta di realizzare essa si caratterizza per essere definita da un insieme di valori e di punti di riferimento.
La vita psichica normale comprende in sé numerose occasioni che pongono conflitti di valore. Ogni individuo può entrare in contrasto con i propri simili ma può anche trovarsi in contraddizione con se stesso, vivendo consapevolmente scelte in opposizione tra loro. I conflitti non nascono solo nel mondo psichico interno, ma anche qualora i valori di un individuo entrino in conflitto con la realtà esterna che lo costringe a modificarli o, addirittura, ad abbandonare temporaneamente o definitivamente le proprie posizioni.

In tutti questi casi, però, la visione del mondo rimane inalterata, lo scopo della vita resta il medesimo e così gli obiettivi particolari. La vita scorre, magari lentamente, secondo una direzione apparentemente già stabilita, nel tentativo di ricondurre i conflitti verso il recupero dell’ordine temporaneamente perduto.

Ludwig Binswanger

A questo proposito Binswanger parla di “A Priori Esistenziale” intendendolo una categoria trascendentale che viene a costituire il mondo del soggetto, quindi il suo progetto-di-mondo. Esso è una matrice-di-significato, un “universale in potenza”: è la condizione della possibilità dell’esperienza.

Gli universali, quali per esempio “riempimento-cavità” o “continuità-discontinuità”, sono categorie trascendentali, in senso analogo alle categorie kantiane, sonomatrici-di-significato che si manifestano negli eventi ma soprattutto sono la condizione della possibilità dell'esperienza. Senza di loro l’esperienza non sarebbe possibile. Essi sono rappresentazioni di un possibile progetto-di-mondo che vengono a concretizzarsi nel rapporto con il mondo.

Per Binswanger l’ “A Priori Esistenziale” è ciò che illumina e delimita l’ orizzonte dell’ esistenza dell’ individuo, l’orizzonte della coscienza, e il contorno del suo “occhio” sono gli schemi trascendentali esperenziali dell'a-priori-esistenziale.

Possiamo quindi dire che il mondo dell’individuo è fondato sul suo a-priori-esistenziale (Binswanger, 1973, p.73) il quale configura il progetto di una esistenza. Per Binswanger il progetto è il tratto costitutivo dell’ esistenza umana, che non è al mondo come le cose, ma aperta al mondo come progetto dei suoi possibili atteggiamenti e delle sue possibili azioni. Queste “aperture possibili”possono riguardare: aspetti quali legami e continuità delle relazioni (Mitwelt); la relazione col proprio mondo interno, il rapporto con se stessi e la propria identità (Eigenwelt); le modalità di apprensione, percezione e interpretazione delle cose del mondo circostante in generale (Umwelt).
Secondo Kant gli oggetti si adattano alle nostre modalità di conoscenza, la ragione è quindi “costitutiva” dei suoi oggetti, essa li crea nell'atto di conoscerli. In questo senso, la Visione del Mondo, quale struttura trascendentale a priori, consente e configura ogni possibile esperienza dell’individuo. La conoscenza è quindi una unione della forza attiva, organizzatrice della mente con la funzione recettiva e passiva chiamata “sensibilità”.

Nel processo di conoscenza noi, esseri umani, modelliamo a nostra misura la realtà. La realtà del mondo che ci circonda è l’esito di un lavoro di rielaborazione e organizzazione da parte della nostra mente che rispecchia, più che la sua realtà oggettiva, l’interpretazione che la nostra mente fa del mondo.
Ma se a Kant interessava prevalentemente la conoscenza dei fenomeni, con la preclusione dell’accesso ai noumeni (le cose in sè), ciò che a noi interessa è, nella visione del mondo, la visione complessiva e totale del mondo che ci circonda e che è dentro di noi.
Anche nell’attività introspettiva il nostro lavoro di studio e di indagine risente inevitabilmente della stessa struttura della nostra mente. La mente che studia se stessa vede solo ciò che essa si consente di vedere; da qui nasce il dubbio sulla possibilità di un’attendibile conoscenza oggettiva del nostro mondo psichico interno.

È possibile concepire una visione del mondo individuale, quella modalità che caratterizza ogni individuo nella sua percezione del mondo, ed una visione del mondo universale, cioè la possibilità dell’essere umano di guardare ed interpretare il mondo secondo certe determinate regole generali.
Nel processo di simbolizzazione possiamo trovare un esempio della capacità di sintesi e nello stesso tempo della universalizzazione di un determinato fatto, evento o concetto, che vengono riassunti e condensati in un’unica immagine. Questo simbolo può appartenere all’essere umano in generale, come concepito nell’Archetipo junghiano, oppure essere frutto di un processo individuale di sintesi, esito di esperienze personali. Nell’esperienza del sogno vi è la concretizzazione di questa capacità mentale di creare realtà scisse dal mondo esterno, ma che in qualche modo lo influenzano e lo condizionano. Questo anche se è vero il contrario, e cioè che la realtà condiziona e influenza il processo interno di simbolizzazione.
Attraverso il sogno riusciamo ad intravedere quelle che sono le strutture basilari del nostro funzionamento psichico, fuori dal condizionamento della realtà esterna o dalla capacità razionale. Il sogno rappresenta così l’espressione più diretta dei nostri meccanismi profondi e inconsci, liberati dalle sovrastrutture che mascherano ed alterano la nostra anima profonda.

Prof. Lodovico E. Berra
* Prof. Lodovico E. Berra

Medico specialista in psichiatria, psicoterapeuta, direttore dell’ Istituto Superiore di formazione e ricerca in Filosofia, Psicologia, Psichiatria, ISFiPP Torino, docente stabilizzato di psicobiologia e psicologia fisiologica, Università Pontificia Salesiana, direttore del Master triennale di specializzazione in Counseling Filosofico, presidente fondatore della Società Italiana di Counseling Filosofico (SICoF e l'Associazione Italiana Counseling Filosofico (AICF),) e della Società Italiana di Psicoterapia Esistenziale (SIPE), autore di numerosi lavori scientifici nel campo della psichiatria e della psicoterapia.
www.lodovicoberra.it