Le basi Etiche del Counselig Filosofico

di Alberto Peretti *, estratto dal libro "Praticare la filosofia. Nuovi discorsi sul Counseling Filosofico", di Lodovico Berra e Alberto Peretti, Edizioni Libreria Stampatori, Torino, 2006

Un contributo alla definizione delle basi etiche ed epistemologiche del
Counseling Filosofico
Le basi etiche del Counselig Filosofico


Notare, guardare, osservare. Ma che cosa? In primo luogo che gli altri sono, che esistono. E che appunto possono ex-sistere, cioè etimologicamente uscir fuori, mostrarsi, apparire, solo se qualcuno li nota e ascolta il loro bussare. E al loro desiderio di esistenza socchiude la porta. Il rispetto è stato definito come il "sentimento del valore dell'esistenza degli altri" (De Monticelli 2003, p. 196). Percepita come degna in quanto tale, indipendentemente dalle qualità di cui possa o meno ammantarsi. Il rispetto è la religione dell'esistente. Che in fondo consiste semplicemente nello scegliere di evitare la falsa presenza nella vita, nell'impegnarsi a che ci sia vera differenza tra l'essere in prossimità del vivente e l'esserne a fianco, ma come assenti.

Se guardo un altro essere e so chi è; se lo ascolto e so che cosa dice; se recido il legame che avvince ogni cosa alla sua ombra ulteriore. Se appiattisco, livello, schiaccio sotto la pressione dei miei giudizi o dei miei scopi, se non scendo con circospezione all'interno del mondo, allora manco di rispetto. Il rispetto consiste infatti nella percezione della dimensione di profondità del mondo, persona o cosa che sia, della sua trascendenza individuale. È sensibilità verso lo spessore delle cose, è capacità di accorgersi che il mondo, e gli esseri che lo abitano, sono inesauribili.

Quindi: con il rispetto faccio sì che l'altro per me esista, abbia valore in quanto esiste, mi si schiuda nelle sue profondità e nel suo mistero.
Ritengo interessante affiancare queste idee alla concezione che, sulla scia del pensiero hegeliano, vede il rispetto come una forma di riconoscimento. Il "riconoscimento" è il modo attraverso cui ci costruiamo a vicenda le condizioni per l'armonico sviluppo della nostra identità personale, senza lacerazioni o traumatiche offese. Il rispetto consiste nel riconoscere e tutelare l'integrità personale dell'altro, cioè la buona relazione che l'altro ha con stesso. Relazione integra con sé stessi significa rispetto di sé, buona coscienza o soddisfacente sentimento che una persona prova per se stessa in riferimento alle capacità e ai diritti che le appartengono (Honneth 2002).
Tale relazione si sviluppa in tre forme diverse, a cui corrispondono altrettante forme di riconoscimento:
  • 1) fiducia in se stessi: l'altro è riconosciuto come un essere "i cui bisogni e desideri possiedono un valore unico per un'altra persona";
  • 2) autonomia: l'altro viene riconosciuto come autonomo e in grado di formarsi un proprio, personale giudizio;
  • 3) autostima: l'altro viene riconosciuto come una persona le cui capacità hanno un qualche significato all'interno della comunità a cui appartiene.

Ad ogni forma di riconoscimento corrisponde un' offesa morale. Le offese morali consistono in forme di umiliazione e mortificazione attraverso cui viene disprezzata e intaccata l'integrità personale di un altro.

Per il Counselor Filosofico quindi "riconoscere" significa accorgersi che l'interlocutore è e non è qualcosa d'altro, e che il suo esserci riveste un perenne carattere di unicità; che ha diritto a idee e sentimenti assolutamente propri; che svolge un ruolo riconosciuto come importante e funzionale alla riuscitezza del rapporto di Counseling.

* Prof. Alberto Peretti

È filosofo del lavoro, dal 1990 si occupa di formazione e di consulenza organizzativa, con particolare attenzione ai temi della comunicazione e della valorizzazione della persona in ambito professionale. Dal 2001 al 2012 è docente di Counseling Filosofico lavorativo e di Filosofia del lavoro presso la Scuola Superiore di Counseling Filosofico di Torino. Nel 2003 apre ad Ivrea uno studio di counseling filosofico. Nel 2015 fonda e coordina la società di consulenza Genius Faber, specializzata nella valorizzazione dell’italianità lavorativa e del lavoro made in Italy. Tra le sue pubblicazioni: Il dubbio di Amleto. Il gioco come modo di pensare, sentire, agire (2001, Edizioni dell’Orso); I giardini dell’Eden. Il lavoro riconciliato con la vita (2008, Liguori); La sindrome di Starbuck e altre storie. Il lavoro attraverso la letteratura (2012, Guerini e Associati); Genius faber. Il lavoro italiano come arte di vivere (2015, Ipoc).